La faglia del Vettore

Uno studio scientifico eseguito dai ricercatori Paolo Galli e Fabrizio Galadini nel 2003, aveva messo in evidenza il potenziale pericolo della faglia del Vettore: “è capace di generare terremoti fino a magnitudo 6.6”, avevano stabilito

La faglia responsabile del devastante terremoto del 30 ottobre scorso, situata sul Monte Vettore (la montagna più alta del sistema dei Monti Sibillini), era stata già studiata anni fa da ricercatori italiani. Paolo Galli e Fabrizio Galadini, geologi, l’avevano studiata approfonditamente nel 2003, pubblicando quell’anno uno studio scientifico inserito sulla rivista scientifica Annals of Geophysics. A quel tempo i ricercatori l’avevano chiamata “faglia silente”, perché da moltissimo tempo non si registravano movimenti. Inoltre non si avevano documenti né testimonianze storiche su movimenti della faglia del Vettore.

I due geologi realizzarono perciò uno studio di paleosismologia (branca della sismologia che si occupa di ricostruire i grandi terremoti del passato), eseguendo scavi nei sedimenti situati lungo le zone di faglia, datando i campioni prelevati con il metodo del radiocarbonio e individuando le aree dislocate da passati eventi sismici.

Vennero scavate tre trincee nei sedimenti alluvionali del tardo Pleistocene e dell’Olocene (parliamo degli ultimi 10.000 anni). In queste trincee vennero individuati gli effetti di terremoti avvenuti anticamente (migliaia di anni fa): un po’ come se fra migliaia di anni venissero scoperte, ormai sepolte da sedimenti più recenti, le fratture immortalate in questi giorni nella zona del Vettore.

I risultati di quel lavoro del 2003 stabilirono che la faglia del Monte Vettore si era attivata diverse volte nel passato, con tempi di riattivazione molto lunghi, di migliaia di anni. L’ultimo movimento era avvenuto nel V-VI secolo d.C, mentre quello precedente circa 4000 anni fa.

I ricercatori, sulla base delle osservazioni fatte, arrivarono alla conclusione che la faglia silente del Monte Vettore era capace di generare un nuovo terremoto di magnitudo compresa fra 6.5 e 6.6. L’articolo si concludeva con l’auspicio che nuovi studi venissero effettuati nell’area, anche per la presenza a pochi chilometri di distanza dalla faglia di centri abitati con migliaia di abitanti, per questo soggetti ad elevata pericolosità sismica.

In Italia esistono moltissimi studi su faglie silenti capaci di generare terremoti, situate in aree sismiche italiane. Tuttavia, poiché è impossibile allo stato attuale sapere con esattezza quando si attiveranno, gli studi di paleosismologia sono fondamentali e andrebbero collegati a un enorme lavoro di messa in sicurezza delle aree abitate a rischio.

Lo studio di Galadini e Galli (2003) si chiama “Paleoseismology of silent faults in the Central Apennines (Italy): the Mt. Vettore and Laga Mts. faults”

 

Allegati pdf da consultare:

Paleoseismology of silent faults in the Central Apennines

studi_geol_cam_1992

pizzi_calamita_coltorti_pieruccini_sgi_2002

calam_pizzi_rosc_1992_sgc_0

carta_m_vettore

mem_soc_geol_it_calamita_pizzi_1994

pizzi_galadini_2009